di Lina Malafronte
Friggitelli, friarielli, cornetti, peperoncini del fiume. Quasi una confusione babelica capace di farci declinare il noto detto in “paese che vai, nome che trovi”. Ma niente panico. Perché per quanto possano essere chiamati in modo differente spostandoci dalla città verso la provincia, siamo tutti concordi nell’acclamare la loro innegabile bontà.
Verdi erano i pomodori fritti che si servivano al Whistle Stop Cafe, verdi – e non solo – sono i dolci peperoni che a La Notizia, sfrigolati prima nell’olio e finiti poi sulla pizza, hanno ritmato, a sorpresa di tutti, questi giorni insolitamente caldi.
A tutt’oggi disponibili, protagonisti con altri ingredienti della dieta mediterranea (ora più che mai sotto i nostri occhi), pennellano i banchi ortofrutticoli con le loro raggianti tonalità giacché, come cambiano etichetta se dai piedi del Vesuvio scivoliamo in direzione della costa, variano pure il colore se lasciati sulla pianta sotto al sole. Dal giallo all’arancio e poi al rosso: con un perfetto sillogismo aristotelico che ce ne fa comprendere la natura, pigmentano la loro buccia nelle sfumature della abbagliante stella.
Baciati dall’astro che li – e ci – fa arrossire nella bella stagione, maturano uno dopo l’altro fino a trasformarsi nelle bombe di vitamine dalle pochissime calorie che tanto ci piacciono, specie ai dieta addicted.
Se non siete tra quelli che per digerirli sono costretti a capriolare tra lenzuola e cuscini, allora semaforo verde alle infinite ricette che li prevedono.
Cucinateli come volete, basta scegliere quelli giusti. Quadrati, con o senza punta, lunghi, conici, tondi o a cornetto come quelli che nelle mani di Enzo Coccia, soffritti, sono diventati, con provola di bufala e un filo di olio extravergine, la farcitura della squisita pizza nata in questo autunno che sa di primavera.
Al pari di quel simbolo tanto caro in terra partenopea, l’immancabile gingillo della buona sorte, quello a cui facciamo appello, come minimo una volta nella vita, quando l’occasione lo richiede, quello che sull’uscio delle capanne neolitiche era un richiamo alla fertilità, amato e irrinunciabile souvenir dei giorni nostri, trasformato persino in opera d’arte e in un’app per smartphone, i peperoni scelti dal maestro pizzaiolo hanno forma allungata e appuntita.
Profilo diverso, dunque, e anche grandezze dissimili dalle altre varietà. Tuttavia, seppur con misure ridotte, questi ortaggi palesano una resa di sapore di dimensioni decisamente gulliveriane.
Così, ci sono angoli della Campania dove, complice la particolare composizione del suolo, crescono i cornetti con la loro dolcezza intensa e le loro cromie allegre, creando uno spettacolo di incredibile attrattiva.
Approfittiamone adesso prima che cedino il passo a quelli coltivati in serra e a uno scenario che di certo non fa per noi, per rigustarli se ne parlerà la prossima estate.