di Lina Malafronte
Solare come il sole. E sì perché di fronte alla pizza si ride mentre la conversazione scivola in compagnia.
Democratica come il sole. E sì perché la pizza fa sentire tutti uguali, è la pietanza del popolo e dei reali.
Dorata come il sole. E sì perché la vera pizza napoletana deve avere il cornicione rialzato e dorato, disciplinare docet.
Paragonata al sole, anche per la vitalità e il calore che infonde già dal primo morso, la pizza napoletana è la protagonista del documentario prodotto da Roberto Gambacorta per la Rio Film e realizzato dal regista Alfonso Postiglione. Il “sole nel piatto”, titolo singolare e carico di significati preso in prestito dal poeta napoletano Salvatore di Giacomo, è uno sguardo profondo sulla storia e sul complesso mondo del capolavoro partenopeo più amato da tutti. E’ un ritratto fedele, nonché gourmand, quello tracciato dal pizzaiolo “Michelin” Enzo Coccia, di prodotti e produttori, attrezzature e loro creatori, che rendono unico il piatto popolare per definizione. Indossando la duplice veste di attore principale e di pellegrino, Enzo parla di sé e della sua carriera, dagli inizi ad oggi, e presenta i suoi colleghi e amici pizzaioli, per tessere la tela che stringe in perfetta unità le singole tappe della creazione del disco di pasta dalla forma della stella color oro.
Raccolta di esperienze, ricordi e testimonianze tradotte in immagini in movimento, dando voce direttamente a chi questa leccornia la fa con sapiente bravura da generazioni e ai produttori di quelle eccellenze gastronomiche che rendono perfetta la pizza napoletana. Enzo intervista i singoli attori che parlano e agiscono andando avanti per flashback e ispirazioni personali, da Gino Sorbillo che presenta il menu della sua pizzeria come un lungo calendario di nomi, omaggio alla sua numerosa famiglia, ai fratelli Pepe che confermano come sia faticoso continuare a preparare nel grande recipiente di legno, la madia, l’impasto a mano: una gestualità che si ripete giorno dopo giorno e la sera quando l’impasto finisce non ci sono sotterfugi da escogitare. E mentre Attilio Bachetti mostra vecchi menu dei tempi in cui la sua pizza era venduta a poche lire, il professore Mattozzi ricorda il secondo dopoguerra con l’arrivo delle truppe angloamericani e la circolazione delle AM lire. Tutto il racconto è attraversato da una carrellata di canzoni popolari creando lo sfondo su cui si muove la storia. Questo “sole” tutto napoletano continua ad essere è il fil rouge che unisce le storie di prodotti e produttori, da Caputo a Casa Barone passando per Barlotti e Le Tore, nonché attrezzature e loro creatori, da Meripan a Stefano Ferrara, l’artigiano giramondo, chiamato a fare forni in ogni dove, ovunque a condizione che si usino i suoi materiali.