di Lina Malafronte
E’ salpata ieri, “ardente” di nuove idee e iniziative, l’enorme arca della più grande manifestazione archeoenogastronomica, l’unica lungo lo Stivale, su cui quest’anno sventola la bandiera numero 10 – 10 giorni per il decimo appuntamento -, per puntare i riflettori sui Campi Flegrei e su quanto quel territorio, incantevole e ricchissimo, eppure certamente poco conosciuto ai più, ha da offrire.
Archeologia, gusto, natura, mito e storie: sono queste le bacchette con cui il suo timoniere, Rosario Mattera, ha deciso di dirigere questa edizione di Malazè.
Nulla è stato lasciato al caso. Con tutte le caratteristiche giuste per coinvolgere non soltanto chi l’ha atteso con impazienza, il variegato programma dell’evento clou dell’estate campana riunisce davanti ai nostri occhi i numerosi tesori di quei luoghi, dove prima i greci e in seguito i romani lasciarono la loro impronta, creando una lunga direttrice tra passato e futuro.
Perché il passato va scoperto, preservato, evocato, celebrato e consegnato alle generazioni successive. Perciò, la scelta di dar voce ai racconti di chi, uomini e donne, conosce la magia dei tempi addietro e la impersona.
E poi quale modo migliore di avvicinarsi ai giovani se non parlando il loro linguaggio? Così è spuntato #tipicamenteflegreo, l’hashtag che oltre a profilare, d’ora in avanti, la kermesse, <<come un vero e proprio marchio>>, ha affermato il suo ideatore, <<accompagnerà sempre il meglio e il buono della nostra terra e del nostro mare>>.
Sui ricordi e su un gioco di rimandi e intrecci tra ieri e oggi è costruito pure “Naples: The Art of Food”, il video che, nato da un’idea di Enzo Coccia e sponsorizzato dal Banco di Napoli del Gruppo Banca Intesa con il sostegno del MiBACT per mostrare, in vista dell’Expo, l’anima di Napoli, la sua forza e le sue le specificità, è stato appena proiettato per la prima volta, nell’ambito degli incontri malaziani, al Complesso Agave di Pozzuoli.
Con i colleghi e amici Attilio Bachetti, Enzo Piccirillo, Ciro Coccia, suo fratello, e dal pasticciere Salvatore Capparelli, nei quasi nove minuti di immagini in movimento, il maestro pizzaiolo, non nuovo alle riprese né alla collaborazione con il produttore Roberto Gambacorta della Rio Film e il regista Alfonso Postiglione, veste i panni di un Monzù intento a scovare i migliori ingredienti con cui preparare alcuni tra i piatti identificativi della tradizione culinaria partenopea.
Si aggira per le sale del Museo di Capodimonte dove, rapito dallo splendore di quegli spazi e di quei capolavori in cui cibo e arte si stringono forte la mano, gli pare di incontrare Carolina Bonaparte, interpretata dall’attrice Serena Marziale. Si sposta tra i vicoli della Pignasecca e del Borgo Sant’Antonio. A tu per tu con mestieri assai antichi, è travolto dalla frenesia dei venditori e dai mille colori e profumi dei prodotti esposti sulle bancarelle. Raggiunge le botteghe dei compagni e li affianca nel dar vita a pizze fritte e al forno, fritti misti e sfogliatelle.
Ancora sospeso tra sogno e realtà, incontra gli altri sul lungomare e, consumate tutte quelle creazioni, concludono il pasto alla maniera tipica dei napoletani. A servire il caffè c’è di nuovo la ragazza con la corona.
Sembravano uscite direttamente dal cortometraggio le impareggiabili bontà che stasera sono state degustate a bordo piscina. Bontà non solo per il palato, ma anche per l’animo dato che parte dell’incasso della serata è stato devoluto in beneficenza. Sempre in tema di sostegno economico, il patron de La Notizia ha approfittato dell’occasione per consegnare all’Associazione Amici di Capodimonte un assegno di € 600,00 ricavati dalle pizze Capodimonte per l’allestimento, nell’omonimo Museo, delle opere di Vincenzo Gemito.