Devo ammettere che la pizza di Cracco mi è piaciuta tantissimo. Attenzione però, vorrei chiarire una cosa. Mi è piaciuta non per il gusto e non per l’aspetto perché non ho mai avuto il piacere di assaggiarla.
Però ho provato una vera soddisfazione, una vera e propria goduria in quanto ho notato che tutti gli addetti ai lavori, le associazioni di categoria, i napoletani, le persone comuni di tutto il mondo che conoscono questa pietanza, si sono ribellati all’unanime alla vista della foto della pizza di Cracco che ha quindi suscitato tante polemiche.
Come se tutti, anche la mia portiera Nunziatina, all’unisono dicessero “noi abbiamo appena vinto la Champions e lo scudetto con il riconoscimento dell’Unesco, e voi milanesi volete mettere in discussione tutto questo!”.
Questo episodio mi ha fatto riflettere su alcune cose da fare riguardo la salvaguardia della pizza napoletana:
1) c’è bisogno di un Consorzio di Tutela e di Valorizzazione;
2) è necessaria una modifica al Regolamento Comunitario n.97 del 4 febbraio 2010 – Pizza Napoletana Stg;
3) vi è ancora qualche margine di protezione del nome pizza napoletana a livello comunitario?
4) è necessario creare un centro studi sulla pizza napoletana;
5) occorre una vera e propria proposta al futuro Governo per inserire la pizza napoletana come materia di studio negli Istituti Alberghieri per una qualifica triennale;
6) bisogna fare una vera e propria operazione continuativa di conoscenza del prodotto tipico pizza napoletana per i consumatori ed una educazione alimentare con progetti diretti anche alle scuole materne, elementari e medie;
7) occorre un ufficio stampa internazionale che sia in grado di rappresentare una voce comune;
Infondo la produzione di pizza napoletana nel panorama mondiale è solo di circa il 5% e c’è ancora tantissimo lavoro da svolgere come veri e propri apostoli che diffondono il verbo “fatt ‘na pizza napoletana”.