di Andrea Coccia
Tommaso Aniello d’Amalfi, meglio conosciuto come Masaniello, fu il maggior protagonista della Rivoluzione Napoletana contro il governo spagnolo, scoppiata, nel luglio del 1647, a causa della forte pressione fiscale esercitata sulla città di Napoli dal regime vicereale ispanico.
La notizia della ribellione del pescivendolo si diffuse velocemente oltralpe, trasformando il capopopolo partenopeo in un modello di ispirazione per celebri personaggi storici, come il cardinale francese Mazzarino che, appoggiando la rivolta antispagnola, cercò di approfittare del clima turbolento così da far rientrare il Regno di Napoli sotto l’influenza francese, e il condottiero e politico inglese Cromwell, la cui figura fu spesso accostata a quella di Masaniello, per le comuni idee rivoluzionarie.
Per celebrare l’immagine di questo straordinario interprete della storia moderna, ogni anno, a partire dal 2006, viene conferito il “Premio Masaniello: Napoletani Protagonisti”.
Nata da un’idea di Luigi Rispoli, ex presidente del Consiglio della Provincia di Napoli, e promossa da Umberto Franzese, coordinatore del comitato scientifico dell’A.I.G.E. (Associazione Informazione Giovani Europa), la manifestazione omaggia coloro che salvaguardano e consolidano il patrimonio storico, artistico e culturale del nostro territorio, ponendosi come rappresentazione vera ed emotiva della città del “Capitano del fedelissimo popolo”.
Per la sua decima candelina, la kermesse ha fatto sventolare bandiere da tutto il mondo, applaudendo i napoletani noti all’estero, i tanti che fanno conoscere e portano le innumerevoli ricchezze campane un po’ ovunque.
Come per la passata edizione, anche questa ha visto una nuova location. Da Piazza Mercato, dove i tumulti presero il via, la cerimonia è stata allestita, ieri sera, al Teatro Sannazaro, sul cui palco, per la rinnovata attenzione all’enogastronomia e al riconoscimento della figura del pizzaiolo e della pizza napoletana, è salito il maestro Enzo Coccia, tra i premiati, insieme ad altri eminenti personalità della cultura, della ricerca scientifica, del giornalismo, dell’editoria e della moda, come Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore, Gerardo Marotta, Direttore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e Maria Giovanna Paone, imprenditrice del settore dell’alta sartoria, solo per citarne alcuni.
Tutti i napoletani insieme possono preparare una rivoluzione simile a quella di Masaniello. Un’insurrezione, però, pacifica, silente, duratura e costante che debba puntare ad affermare il nostro vasto patrimonio sui mercati internazionali ed essere combattuta con le più potenti armi in nostro possesso: la cultura e la tradizione secolare della città di Napoli.