di Enzo Coccia
Diversi giorni fa sono stato a Los Angeles per la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo organizzata in sinergia tra Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Nell’iniziativa sono stati coinvolti il Consolato Generale d’Italia e la IACCW, Camera di Commercio Italiana di Los Angeles, l’Accademia Italiana della cucina e la delegazione degli Usa dell’Associazione Verace Pizza Napoletana.
Per me il programma prevedeva tre impegni durante i quali avrei dovuto preparare pranzi o cene con menù ovviamente di pizza realizzata con prodotti tipici campani. Tutti e tre gli eventi erano impegni importanti ma in particolare l’ultimo, “Pizza: A Gourmet Affair!” – un pranzo di 50 persone nel famoso ristorante di Nancy Silverton con critici gastronomici e stampa internazionale – è stato un trionfo.
Nancy Silverton è una vera e propria leggenda a Los Angeles, oltre ad essere uno chef conosciuto in tutto il mondo che con le sue idee ha rivoluzionato l’approccio al cibo di una parte dei californiani. In particolare a lei viene riconosciuto un ruolo fondamentale nella divulgazione del pane a lievitazione naturale e del pane artigianale.
A Los Angeles, per me la cosa più complessa non è stato preparare le pizze ma è stato il mio intervento davanti ad una grande platea. Poiché la sera prima dell’evento non riuscivo a dormire mi sono messo a scrivere il discorso, e siccome siamo ad Hollywood, la città del cinema, riprendo la frase del film Notte prima degli esami “Eppure me la ricorderò sempre perché era una notte speciale. Ma io la magia di quella notte, come spesso succede nella vita, non l’ho più ritrovata”.
Nel mio discorso ho parlato dell’Italia, in particolar modo di Napoli. Ho diviso di dividere il mio intervento in tre concetti fondamentali: identità, tradizione e territorio. Identità per la storia della mia famiglia e di me stesso; tradizione per la tradizione e la nascita della pizza napoletana; e territorio parlando degli Antichi pomodori di Napoli, un ecotipo del pomodoro San Marzano, i pomodori del Piennolo, la mozzarella di bufala Campana, le papaccelle, le alici di Cetara e il salame Mugnano del Cardinale. Da quel giorno ho coniato l’acronimo ITT.
Devo dire che le pizze sono subito finite ed in valigia non avevo più nulla. Di fatti mio figlio Andrea, durante il lavoro, mi faceva notare una scena della commedia Fuori Nevica di Vincenzo Salemme “è finita la mozzarella, è finito il pomodoro, è finita la provola, è finito l’olio. Ma non la fate questa pizza, voi non avete più nulla!”. E’ vero gli ingredienti erano finiti ma nella mia valigia avevo ITT: identità, tradizione e territorio!