di Lina Malafronte
Chi non ricorda il ritmo trascinante del famoso ritornello “Ma tu vulive ʼa pizza,ʼa pizza,ʼa pizza c’ ʼa pummarola ʼncoppa c’ ʼa pummarola ʼncoppa”? Non un anello di brillanti, né il cefalo arrostito mangiato nei migliori ristoranti sul mare e neanche la torta nuziale a cinque piani riescono a distogliere la fidanzata del cantante dal suo unico vulio: ʼa pizza.
Era il lontano 1966 quando, mentre il fenomeno Beatles faceva il giro del mondo, questo allegro motivetto conquistò il pubblico del XIV Festival della Canzone Napoletana, aggiudicandosi l’argento. Questa, che fu interpretata dalla coppia Giorgio Gaber e Aurelio Fierro, è, però, solo una delle più recenti melodie che hanno tratto ispirazione dall’icona più famosa e imitata di Napoli.
Pizze calde, pizze co ll’aglio, ll’uoglio e ‘o ciceniello ‘e mare, pizze c’ ʼa n’zogna, co l’alice o c’ ʼo fungetiello, pizze cu’ ʼa muzzarella e c’ ʼa pummarola ʼncoppa, più profumate di una pastiera o di una sfogliatella, morbide come una brioscia: questo l’identikit della pizza all’epoca delle dieci canzoni analizzate da Tommaso Esposito in «ʼA Pizza, viaggio nella canzone napoletana».
Rispolverando vecchi spartiti, l’autore, giornalista e medico psichiatra, ha ricomposto un repertorio musicale che spazia tra circa cinque secoli: con la più antica che risale al 1500, note e versi conducono il lettore in un viaggio nel passato alla scoperta della storia della pizza napoletana e delle sue trasformazioni.
Nel cd che correda il libro, alcuni dei più grandi interpreti della canzone napoletana, da Salvatore di Giacomo a Giovanni Capurro, da E. A. Mario a Domenico Modugno, rivivono attraverso gli arrangiamenti di Enzo Sirletti e la splendida voce di Floriana D’Andrea.
Una serata all’insegna della musica e, ovviamente, della pizza quella organizzata a La Notizia lo scorso 17 febbraio per la presentazione del volume. Come ai tempi della festa di Piedigrotta, questi brani, eseguiti dal vivo dal duo partenopeo, hanno fatto furore trascinando i presenti in applausi e cori festosi. Per l’occasione, il maestro Enzo Coccia ha sfoderato alcune delle sue carte vincenti: Margherita Dop, Cosacca (olio, pomodoro e pecorino), Peperone crusco, provola di bufala, lardo e friarielli e il suo immancabile cavallo di battaglia, il murzillo saporito. Graditissima, poi, la sorpresa che ha fatto alla cantante di un mandolino, da lei prontamente suonato, realizzato interamente a mano da uno degli ultimi liutai della città.